Acerra (Na) – Spacciati per fertilizzanti i fanghi di Porto Marghera!!!

 
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Acerra (Na) – Spacciati per fertilizzanti i fanghi di Porto Marghera!!!

Global Project Napoli – Giovedì 26 gennaio 2006
Un incredibile storia di devastazione ambientale e’ venuta fuori da una inchiesta della Procura di Napoli che ha portato all’arresto di 13 persone tra cui diversi sottufficiali dei Carabinieri ed i gestori della ditta Pellini di Acerra. Dal Nord, ed in particolar modo dalla zona di Porto Marghera arrivavano ad Acerra fanghi tossici e rifiuti di ogni tipo , venivano stoccati e rivenduti come fertilizzanti dalla ditta Pellini che godeva della complicita’ dei Carabinieri di Acerra. Uno scandalo che la dice lunga sullo stato del governo del territorio a Sud. Acerra e’ famosa a tutti per le battaglie contro la costruzione del termovalorizzatore voluto da Bassolino & C., ma anche per essere tra i primi comuni in Campania – amministrato tra l’altro dal sindaco Marletta del PRC – ad aver dato in gestione ai privati l’acqua. Finisce sotto inchiesta anche la Regione Campania ed i vari filoni dell’inchiesta dei pm napoletani indagano anche sulle complicita’ da affari istituzionali ed affari camorristici in materia di smaltimento clandestino di rifiuti tossici. Una rassegna stampa a cura di Global Projec Napoli sulla vicenda :
Da "Il Mattino"

Nei campi i fanghi tossici del Nord: 14 arresti

di Giuseppe Crimaldi

Diossina, mercurio e amianto viaggiavano di notte, sui Tir che dal Veneto, dalla Toscana e dal Lazio attraversavano l’autostrada del Sole diretti a sud, verso una destinazione sicura. La corsa terminava ad Acerra, dove a smaltirli ci pensava un’impresa che aveva collaudato un sistema sicuro quanto spregiudicato: le sostanze tossiche finivano come fertilizzante agricolo, o abbandonati nelle campagne coltivate, spesso addirittura sversati nel sistema fognario dei Regi Lagni, prima di finire in mare. Si è andati avanti così. Per anni. Per anni un impianto di smaltimento di Acerra, il ”Gruppo Pellini”, ha garantito alle industrie che dovevano disfarsi dei più temibili veleni, sostanze altamente cancerogene, di trovare in Campania un terminale sicuro. È andata così, fino a ieri, quando è scattata l’operazione ”Ultimo atto”: un blitz che ha visto impegnati carabinieri, finanzieri e uomini della Direzione investigativa antimafia, coordinati dalla Procura di Napoli. Tredici persone sono state arrestate all’alba. Un quattordicesimo indagato è sfuggito alla cattura e viene ricercato. Tutti dovranno rispondere di accuse pesantissime: associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e al disastro ambientale, falso in atti pubblici e false fatturazioni. L’indagine condotta dal pm Cristina Ribera è stata avviata nel 2002 e si è articolata in vari filoni investigativi, due dei quali avevano già prodotto sviluppi. Ma è con il blitz di ieri che si chiude il cerchio. I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere sono: Salvatore Pellini, 43 anni, di Acerra, maresciallo dei carabinieri, già in servizio a Roma e indicato come il gestore di fatto di tutte le attività del gruppo imprenditoriale Pellini; Giovanni Pellini, 34 anni, di Acerra (fratello del sottufficiale), Salvatore Mirante, 47 anni (Roma); Bruno Felice Catanese, 63 (Castellammare), e Giuseppe Buttone 43 (Marcianise). Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti Giuseppe Curcio, 45 anni (Napoli), ex comandante dei carabinieri ad Acerra, fino a due settimane fa in servizio a Frignano nel Casertano; Vincenzo Calce, 33 anni, (Pagani); Andrea De Chiara, 41 anni, (Acerra), Angelo Capaldo 44 anni, (Nocera Inferiore), 44; Francesco Della Porta, 43 (Nocera Inferiore); Mario De Maio, 32, (Pagani); Sigrifido Mangia, 39, (Roma); Giovanni Montano, 33, (Acerra). I carabinieri del Comando tutela ambiente hanno eseguito centodieci perquisizioni in tutta Italia e sequestrato otto impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti pericolosi; sequestrati anche quattro milioni di euro, somma che, secondo l’accusa, i titolari della Pellini avrebbero preteso a titolo di rimborso dal Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti. Nel corso di una conferenza stampa i magistrati hanno chiarito il ruolo dei due carabinieri indagati, sottolineando che il contesto investigativo si è sviluppato in un ambiente «caratterizzato da una ben ramificata rete di soggetti appartenenti a diversi rami della pubblica amministrazione, nonché di vari esponenti delle forze dell’ordine, che per anni hanno costituito un solido appoggio agli indagati nello svolgimento delle attività illecite». E quello stesso «contesto ambientale» avrebbe consentito «un solido appoggio agli indagati, che per lungo tempo hanno potuto agire indisturbati, al sicuro da qualsivoglia controllo sia amministrativo che penale, riuscendo anzi a sviare le indagini a loro carico, e a divenire veri leader e monopolisti nel settore della gestione dei rifiuti». Accuse pesanti. Salvatore Pellini, sostiene l’accusa, sarebbe stato il «gestore di fatto» di tutte le attività del gruppo imprenditoriale di Acerra; mentre il comandante della stazione dei carabinieri di Acerra, Giuseppe Curcio, sarebbe stato «tanto in stretto contatto con gli imprenditori Pellini da arrivare a falsificare un verbale di interrogatorio»: evitando, di fatto, indagini approfondite. Sono un centinaio gli iscritti nel registro degli indagati. Tra quei nomi ci sarebbero anche funzionari del Comune di Acerra e tecnici che – secondo l’accusa – hanno chiuso tutti e due gli occhi per non vedere quello che succedeva alla Pellini. Escluso invece tassativamente il coinvolgimento di amministratori locali e, comunque, di politici. Quel che è certo è che, nelle campagne di Acerra, nelle acque dei Regi Lagni e fino alle acque del golfo di Napoli, in questi anni sono finite tonnellate di veleni. Un giro di affari vorticoso premiava la spregiudicatezza degli imprenditori acerrani: il business è stato quantificato in 27 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti – grazie alle indagini del Nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale della Guardia di Finanza – 750mila euro di evasione dalla ecotassa.


Da "Il Mattino"

Veleni e arresti un «ecodisastro» E oggi in tribunale il caso Montefibre

Di Enrico Ferrigno

Acerra. Tonnellate di rifiuti tossici, tra cui anche sostanze in grado di provocare tumori, sarebbero state sversate abusivamente non solo ad Acerra, ma anche Giugliano, Qualiano, Bacoli, Villaricca e Caivano fin dal lontano novembre 2002. Un vero e proprio disastro ecologico che secondo i giudici aveva come registi una serie di aziende di smaltimento che ruotavano intorno all’atttività delle molteplici ditte della famiglia Pellini. Amianto, scorie di fonderia, fanghi industriali, polclorobifenili contenuti negli olii esausti ed idrocarburi transitavano, secondo i magistrati napoletani, attraverso una serie di siti di stoccaggio privi delle necessarie attrezzature adatte a prevenire l’inquinamento dei terreni e delle falde idriche. In altri casi le sostanze tossiche sarebbero finite direttamente nei concimi organici prodotti dai Pellini utilizzati dagli agricoltori o addirittura, nel caso dei liquidi, nei Regi Lagni. Un traffico di veleni che è stato per anni al centro dell’inchiesta del pm Cristina Ribera e che ha provocato finora l’arresto di 14 persone di cui una ancora latitante (Cuono Pellini, che insieme ai fratelli Giovanni e Salvatore avrebbe gestito l’intera affaire) e di decine di indagati a piede libero. Ed è così che in seguito all’operazione «Ultimo atto», la Coldiretti ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario. Ad annunciarlo sono stati ieri mattina il presidente e il direttore generale della associazione dei contadini campani, Gennaro Masiello e Vito Amendolara. «Da tutta Italia illegalmente arrivano nelle nostre terre rifiuti pericolosissimi con danni economici e ambientali incalcolabili. Le vittime di questa politica scellerata sono i cittadini e le imprese agricole della Campania», spiegano Masiello ed Amendolara. Intanto al Comune di Acerra si sta valutando l’ipotesi di sospendere cautelativamente uno dei funzionari attualmente ancora in servizio. Pasquale Petrella, secondo la procura di Napoli, avrebbe favorito con varie documentazioni false, prive del numero di protocollo, la realizzazione in contrada Lenza Schiavone dell’impianto di smaltimento dei rifiuti dei Pellini nonostante i terreni fossero vincolati esclusivamente all’uso agricolo. Lo stesso reato è stato ipotizzato per l’ex dirigente del settore urbanistico del Comune Amodio Di Nardi che avrebbe certificato la destinazione industriale dell’area pur non possedendone i requisiti. E per stamani intanto è stata fissata dal gup Elia Taddeo l’udienza preliminare per le morti sospette alla Montefibre. Il pm di Nola Giuseppe Cimmarotta ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per sei direttori e due medici dello stabilimento di Acerra accusati di aver provocato attraverso l’esposizione all’amianto il decesso di 80 operai.

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Una risposta a Acerra (Na) – Spacciati per fertilizzanti i fanghi di Porto Marghera!!!

  1. Gessica ha detto:

    :S
    ke orrore!…
     
    ^^ salutissimi! ciauu

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